soft-skills

È più importante “essere” piuttosto che “sapere”: forse lo potevamo intuire ma ora è arrivata la conferma.

La ricerca condotta infatti da LinkedIn, sui profili di un campione di circa 2,3 milioni di iscritti americani al sito web che sono riusciti a cambiare attività lavorativa dopo la risposta ad almeno un’offerta presente su questo servizio di social web, mostra come le competenze più ricercate sono quelle così dette “intangibili”, e dunque le soft skills, ovvero le “competenze trasversali”: quelle cioè che definiscono “ciò che si è”, diversamente dalle hard skills, ovvero quelle che descrivono “ciò che si sa fare”.

Non è una novità assoluta, ma una conferma. Già da tempo, infatti, nella ricerca dei talenti professionali condotta dagli esperti del lavoro sul nostro mercato nazionale, le soft skills sono particolarmente ricercate perché componente essenziale e prevalente rispetto alle hard skills. Insomma, il sapere si può acquisire – anche in tempi piuttosto rapidi – mentre l’essere, ovvero le caratteristiche personali, richiedono tempi molto più lenti per consentire un miglioramento, che non è affatto scontato.

La ricerca condotta evidenzia inoltre che il 58% dei responsabili delle risorse umane sia propenso a credere che insufficienti soft skills nell’impresa ne condizionino negativamente la produttività e, quindi, lo sviluppo; e che nel 59% dei casi le aziende abbiano maggiori difficoltà a trovare candidati con le giuste competenze trasversali, mentre per le competenze dirette il dato negativo si attesta sul 53%. Del resto, queste ultime sono anche meno richieste perché più specifiche e più difficili da applicare.

Ma quali sono le competenze trasversali più ricercate? Vediamole:

  • comunicazione (capacità di comunicare il proprio pensiero);
  • organizzazione (saper organizzare il proprio lavoro);
  • capacità sociali;
  • carattere amichevole;
  • pensiero critico;
  • adattabilità;
  • puntualità;
  • creatività.

Sono caratteristiche richieste che hanno sopravanzato in importanza quelle più ricercate in passato quali, ad esempio, la leadership, l’analisi e la gestione dei team, la pianificazione del business, il team building e il coaching.

Da questa analisi sembrerebbe chiaro che ciò che più conta per le aziende sono le caratteristiche basilari: dipendenti capaci di organizzare il proprio lavoro, meglio se in autonomia (pensiero critico), che siano disponibili e che sappiano lavorare con i colleghi, dotati di buone capacità di adattamento, in modo da fare quanto loro richiesto nei tempi previsti, magari apportando valore aggiunto anche in termini di creatività.

Nella stesura del curriculum vitae, perciò, occhio a ciò che scrivete: quello che siete è proprio ciò che valete. Il consiglio è di metterlo bene in risalto.

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